- 20 Novembre 2020
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Alberto è arrivato a ADifesa su consiglio di un amico. Grazie a una nostra intuizione ha ottenuto una cancellazione dal CRIF inaspettata.
Il suo sogno era una macchina. Questo ci ha raccontato Alberto, la prima volta che è entrato negli uffici di ADifesa. Una macchina nuova, non come quella che aveva guidato fino a quel momento, che c’aveva i suoi begli anni e aveva bisogno di cure come una vecchia signora. Certo alla sua era affezionato, Alberto non se ne sarebbe voluto liberare; ma la vita ha le sue esigenze, e i figli anche. Sottrarsi era impossibile.
L’idea del prestito gli venne un pomeriggio guardando la tv. La pubblicità sa essere persuasiva quando vuole, specie se quello che ti serve è molto più di un capriccio. Ora Alberto si era fatto due conti: sicuro, con i suoi risparmi, un’automobile non l’avrebbe mai potuta comprare: come fai a gestire una spesa di questo tipo, se hai pure una famiglia sulle spalle? D’altro canto però uno stipendio l’aveva, e un mucchietto di soldi sarebbe riuscito pure a metterlo da parte, ogni mese, se ce ne fosse stato bisogno. In più la pubblicità che gli scorreva davanti agli occhi parlava chiaro: tassi di interesse bassissimi, soluzioni personalizzate, «il modo più facile per realizzare i tuoi progetti!»
Aveva fatto il numero dell’agenzia di credito il giorno dopo, prima di fare colazione. L’automobile, invece, arrivò qualche settimana dopo: carrozzeria lucidissima e brillante, interni che profumavano di cose buone. In quel momento, pensava Alberto, non c’era niente che andasse storto. L’entusiasmo si poteva toccare.
Tutta colpa di un imprevisto.
Il giorno in cui gli arrivò la lettera di licenziamento fuori dalla finestra si vedevano già le lucine di Natale. Era novembre inoltrato, e per un po’ – quando fra i dipendenti si era cominciato a diffondere il sentore di quella mossa – aveva sperato che il periodo dell’anno addolcisse gli animi dei suoi superiori.
Solo che, per queste cose almeno, non è tanto una questione di gentilezza e candore. La struttura alberghiera dove Alberto lavorava da anni non era più ai livelli di un tempo, complice la crisi economica e un mercato turistico che ormai fa affidamento ai b&b a conduzione familiare a scapito dei grandi alberghi. Con gli incassi si arrancava, e i suoi colleghi la notizia di un licenziamento in qualche modo l’aspettavano.
Alberto però no. A noi di ADifesa lo ha spiegato bene: «Lavoravo lì da un sacco di tempo, ero di famiglia. Non pensavo che avrebbero fatto fuori proprio me». Eppure sulla lettera di licenziamento c’era proprio il suo nome. Il capo gli disse: «Vai tranquillo Alberto, che siamo quasi sotto le feste e un altro lavoro lo trovi subito. Stai tranquillo». Non aveva idea di quanto si sbagliava.
Le rate non aspettano.
Per trovare un’altra occupazione degna d’essere definita tale, Alberto impiegò almeno cinque mesi. E doveva ritenersi fortunato già così: altri suoi colleghi più giovani non erano stati tanto veloci.
Nei mesi senza lavoro però le difficoltà erano state enormi. L’assegno mensile dell’indennità di disoccupazione non bastava a coprire le spese. I suoi figli crescevano, avevano sempre più esigenze. In più di mezzo c’era stato il Natale, e mai si sarebbe sognato di far vivere alla sua famiglia una festa così bella in condizioni di scarsità.
«Proprio sotto Natale», ha raccontato a Gloria, la consulente specializzata di ADifesa che ha raccolto la sua storia, «mi sono ritrovato a dover scegliere: o il sorriso sulla faccia dei miei figli, o le rate del prestito. Onestamente non ho nemmeno esitato». Aveva comprato un regalo a tutti, certo forse spendendo meno di quanto avrebbe voluto, ma senza risparmiarsi troppo. E le rate del prestito passarono in secondo piano, rimandate.
«Pensavo che sarei riuscito a racimolare qualcosa in tempo per fare il versamento, ma non c’è stato verso», ci ha detto Alberto. «Ho pagato la rata mensile con qualche settimana di ritardo, i primi di gennaio. Ed ero tranquillo: l’agenzia di credito non si era lamentata, tanto che ho pensato che un po’ di ritardo – specie in un periodo come quello – fosse concesso.»
La sorpresa dall’agenzia di credito.
Nei mesi successivi la cosa però si era ripetuta più di una volta. L’agenzia di credito non proferiva parola e, almeno in due o tre occasioni, Alberto versò la quota con leggero ritardo. Che era poi un ritardo veramente minimo, ma utile a gestire meglio le spese familiari, sebbene poi lo stesso si era ritrovato con l’acqua alla gola.
A maggio, con un nuovo contratto di lavoro appena firmato, il suo primo pensiero era stato chiedere di nuovo un piccolo prestito. «Era l’unica soluzione per rimettermi in carreggiata». L’idea era quella di coprire gli altri debiti che era stato costretto a contrarre in quei mesi di disoccupazione con una somma di denaro più facile da rimborsare, specie ora che era tornato a lavorare.
L’agenzia di credito però non la pensava allo stesso modo. Alberto aveva aspettato per settimane l’esito della sua richiesta di prestito. Dall’agenzia gli avevano fatto presente che la trafila era lunga: analisi, valutazione, una sfilza di documenti da leggere e controllare. Ma il prestito era già quasi certamente nelle sue mani, o almeno così gli avevano detto. Il rifiuto, arrivato con una email glaciale di poche righe, era stato quindi l’ennesima doccia fredda in un periodo di continue turbolenze economiche ed emotive.
A risaltare in quel testo, due parole che suonano come terribili nelle orecchie di chi ha un debito: cattivo pagatore. Alberto era un cattivo pagatore e ora doveva farci i conti.
La soluzione di ADifesa.
Era arrivato ad ADifesa su consiglio di un amico: gli aveva parlato della nostra associazione come unica àncora di salvezza. Di fatto, negli anni, sono stati tantissimi i cittadini che sono riusciti inaspettatamente a risolvere i loro problemi con le banche grazie a noi. Una lista di nomi che abbiamo pubblicato nella sezione Casi reali, e che continua ad allungarsi, con grande soddisfazione da parte del team.
Quando ci ha chiamato Alberto ancora non lo sapeva che anche lui sarebbe entrato a far parte di quella lista. Lo stesso però ci ha raccontato la sua storia con il cuore pieno di speranza, e si è affidato alla nostra consulente specializzata Gloria, che subito si è mossa per poterlo aiutare.
L’intuizione improvvisa, quella che ci ha fatto prendere la giusta direzione, l’abbiamo avuta ascoltando le parole di Alberto. Perché lui, nel suo racconto, è stato chiarissimo: l’agenzia di credito a cui si era affidato non si era mai lamentata dei suoi ritardi nei versamenti. La domanda di Gloria era stata spontanea: «Nemmeno un sollecito ti è arrivato?». Alberto aveva scosso la testa.
Il sollecito di pagamento è un passaggio obbligato però: l’agenzia di credito non può farne a meno. Prima di segnalare qualcuno come cattivo pagatore per colpa di qualche rata pagata in ritardo, la persona che ha contratto il debito deve per forza ricevere un sollecito di pagamento a mezzo raccomandata con ricevuta di ritorno. Soltanto in questo caso la segnalazione può ritenersi valida.
Quello del sollecito mancato è soltanto uno dei tanti motivi per cui una segnalazione diventa illecita. Nel caso di Alberto è stato facile trovare subito il problema. Il nostro team di esperti legali e finanziari ha condotto un’indagine sul caso di Alberto, ha raccolto tutte le prove di un mancato sollecito e le ha messe insieme in un fascicolo da consegnare all’Arbitro Bancario Finanziario che si sarebbe occupato del rimborso.
Vuoi sapere di più sulle segnalazioni irregolari? Leggi qui: La tua segnalazione “a sofferenza” è illegittima?
L’esito del ricorso e la cancellazione definitiva dal CRIF.
La notizia è arrivata solo dopo un paio di mesi: Alberto aveva ottenuto la cancellazione dal CRIF. E non solo dal CRIF, ma da qualsiasi altra Centrale Rischio, sia pubblica che privata, che aveva registrato il suo nome pur senza averne il diritto. Subito dopo la conferma, Alberto, per telefono, ci ha ringraziato almeno per dieci minuti di fila.
Il ricorso all’Arbitro Bancario Finanzario è sempre il modo più veloce per aiutare i cittadini ad ottenere una rivalsa contro le banche. Ma quello che davvero ha permesso ad Alberto di ripulire la sua reputazione creditizia è stato il lampo di genio della nostra Gloria, e la sua capacità di valutare ogni aspetto della sua storia e quella dei tanti cittadini che ci scrivono.
Ora per Alberto la segnalazione come cattivo pagatore è solo un brutto ricordo. Lo abbiamo sentito per telefono qualche giorno fa: aveva appena firmato l’accordo per un nuovo prestito per rimettere in piedi la situazione economica della sua famiglia. Con una rata di gran lunga più gestibile!
Anche tu, come Alberto, puoi riprendere in mano la tua vita grazie al supporto delle persone giuste. Se sei stato segnalato come cattivo pagatore e hai dovuto mettere un freno a tutti i tuoi progetti, ricorda che la cancellazione dal CRIF e dalle altre Centrali Rischi è possibile.
Contatta il nostro team di esperti tramite il nostro form e raccontaci la tua storia. Faremo il possibile per aiutarti.