Hai riletto i termini e le condizioni almeno una decina di volte. Quello che prima era un sospetto, ora è diventato certezza. La banca, nei tuoi confronti, non è stata corretta.
Si è trattato di una svista? Una semplice inesattezza di calcolo? Poco importa. La strada da seguire per far valere i tuoi diritti è comunque una sola: presentare un ricorso bancario. Una procedura semplice, trasparente e molto efficace.
È solo che sei diffidente. Ti hanno detto che è un rischio, che se presenti una domanda di rimborso contro una banca rischi “ritorsioni in futuro” o, in altre parole, di precluderti la possibilità di ricevere nuovi finanziamenti se non altro come sorta di vendetta.
Ma funziona davvero così?
Se ti è capitato di dare un’occhiata alla nostra lista di casi reali, ti sarai accorto che invece i casi di successo sono tantissimi. E la conferma arriva anche dall’Arbitro Bancario Finanzario, che nella sua relazione annuale dichiara una percentuale notevole di ricorsi con esito positivo.
E allora, come stanno le cose? In questo articolo vogliamo darti almeno due motivi per cui non devi temere di presentare un ricorso bancario. Due motivi che sono poi le risposte ad alcuni dubbi che noi dell’Associazione ADifesa conosciamo bene. Leggi tutto per comprendere fino in fondo che il ricorso all’arbitro bancario finanziario è un tuo diritto, e niente e nessuno potrà togliertelo.
Il ricorso bancario non ti rende un cattivo pagatore!
Una delle paure più grandi dei risparmiatori che ci contattano è proprio questa: l’iscrizione all’elenco dei cattivi pagatori. Che si traduce in problemi con la banca, problemi con gli intermediari finanziari, nessun nuovo prestito… Una situazione spinosa, che però non ha niente a che fare con il ricorso bancario.
Il cattivo pagatore è infatti, per definizione, il soggetto moroso ovvero quella persona che non ha rispettato i suoi obblighi e ha pagato in ritardo (o non ha pagato proprio) la somma di denaro che doveva versare alla banca o a qualsiasi altro istituto bancario. Il cattivo pagatore è quello che non paga, insomma. Una figura pericolosa per chi fa credito.
È per questo motivo che esistono sistemi informativi che raccolgono dati riguardo l’affidabilità creditizia di chi chiede un prestito. Come ad esempio il CRIF (Centrale Rischi d’Intermediazione Finanziaria) o il SIC (Sistema d’Informazioni Creditizie) o ancora la centrale rischi gestita da Experian e così via. Non appena smetti di pagare la rata mensile del tuo finanziamento, vieni iscritto al registro e ci rimani per almeno 36 mesi. Un periodo di tempo in cui ti sarà difficile, se non impossibile, accedere ad un nuovo finanziamento.
I casi in cui rischi di diventare un cattivo pagatore
Rischi di essere registrato come cattivo pagatore solo e soltanto se:
- ti trovi in uno stato di “sofferenza bancaria”
Quando ti ritrovi a pagare in ritardo due rate mensili consecutive, la banca ti invia una comunicazione di sollecito. Se la comunicazione non dà alcun esito, vieni iscritto al registro dei cattivi pagatori.
- la tua situazione finanziaria è peggiorata
Così come accade al momento della richiesta di un finanziamento, per tutta la durata del piano di ammortamento la tua situazione finanziaria viene tenuta sotto controllo. Un eventuale peggioramento a cui segue un ritardo nel rimborso, comporta l’iscrizione nella Centrale Rischi
Puoi chiedere nuovi prestiti anche se hai fatto ricorso bancario
Se hai già chiesto un prestito ad una banca o ad un intermediario finanziario, saprai bene che il processo di verifica è lungo e complicato. Prima di concederti il finanziamento, l’istituto a cui ti sei rivolto deve controllare ogni aspetto della tua situazione economica, così da potersi garantire un rimborso sicuro e senza problemi.
E sì, da questo punto di vista, ottenere un prestito non è una passeggiata. Ma i risparmiatori vittime di irregolarità hanno timore più grande. Hanno paura infatti che la domanda di ricorso rappresenti un ostacolo in più, e quindi che renda ancora più difficile l’accesso ad altre somme di denaro.
Bisogna però tenere a mente che presentare un ricorso bancario non è un’onta per il risparmiatore, ossia un gesto vile per cui la banca prima o poi dovrà vendicarsi. Il ricorso bancario è un tuo diritto. Procedere per far valere i propri diritti è un’azione senza ripercussioni. Che tu abbia fatto o meno ricorso, gli istituti bancari e finanziari non sono tenuti a saperlo.
Per chiarire una volta per tutte la faccenda, è bene riportare quali sono gli aspetti che vengono presi in considerazione al momento di una richiesta di ricorso.
Cosa controlla la banca quando chiedi un nuovo prestito?
Prima di decidere se è il caso o meno di concederti un prestito, gli istituti bancari o finanziari indagano su questi aspetti:
- Quanti anni hai
Per ottenere un finanziamento devi essere maggiorenne.
- Che lavoro fai
Se non hai un lavoro stabile, le possibilità di accedere ad un prestito sono più basse.
- Qual è la tua affidabilità creditizia
In altre parole, quante probabilità ci sono che tu possa sfuggire ai tuoi debiti.
Considera questo: l’affidabilità creditizia è un criterio espresso tramite un punteggio. Tale punteggio, definito appunto punteggio di affidabilità viene calcolato in base a quello che sanno di te le Centrali Rischi o le banche dati (ad esempio che sei un cattivo pagatore o, al contrario, che paghi con puntualità tutte le rate) e alla situazione del tuo reddito (o del reddito di chi ti fa garante).
Come puoi vedere tu stesso, nessuno di questi punti ha a che vedere con il ricorso bancario. La domanda di ricorso non viene registrata in nessuna banca dati.
Quando ti viene rifiutato un prestito?
In generale, quando ricevi un rifiuto per una richiesta di prestito, il motivo è sempre legato agli aspetti che abbiamo menzionato nel paragrafo precedente. Nello specifico, potresti ricevere un no secco se:
- Sei stato segnalato come cattivo pagatore
- Il tuo reddito è basso
- Hai un lavoro precario
- Hai chiesto troppi finanziamenti contemporaneamente
- Ti hanno appena rifiutato un prestito
- Il tuo garante è stato segnalato come cattivo pagatore
- Non hai mai chiesto un prestito e ci sono troppe poche informazioni su di te
Dunque è certo: le procedure di ricorso non rientrano tra i criteri di decisione. Il ricorso bancario non c’entra!
Il ricorso bancario è un tuo diritto!
Presentare un ricorso bancario per risolvere una controversia è un tuo diritto tutelato dalla legge. È la stessa Banca d’Italia a parlarne infatti, menzionandolo sul sito ufficiale fra i servizi destinati al cittadino.
La legge è dalla parte del cittadino. Il Testo Unico Bancario (Decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385) è dalla parte del cittadino. Quindi se ritieni anche tu di meritare una rivalsa nei confronti di una banca, non avere paura. Da solo, o con l’aiuto di esperti competenti come quelli che puoi contattare tramite la nostra associazione, potrai far valere i tuoi diritti.