La capitalizzazione degli interessi che fa male al tuo conto bancario
Interessa tre conti corrente su quattro, e forse pure il tuo. Sai cos’è l’anatocismo bancario? Qui te lo spieghiamo in breve.
Se hai familiarità con l’anatocismo bancario – perché ne sei vittima o perché ne hai il sospetto – avrai già sentito parlare di capitalizzazione degli interessi.
Un meccanismo la cui presenza rischia di confondere: quando si parla di capitalizzazione degli interessi, infatti, non si intende necessariamente una pratica illegale. Piuttosto parliamo di un metodo di calcolo degli interessi che può produrre effetti favorevoli o sfavorevoli a seconda dei casi.
Per evitare di cadere nell’errore, o di sottovalutare la portata di una pratica di questo tipo, è bene allora approfondire il meccanismo che ne è alla base. Bisogna capire, insomma, non solo cos’è la capitalizzazione degli interessi ma anche in che modo funziona, soprattutto se applicata a un conto corrente affidato.
In questo articolo, tutte le informazioni più utili sul tema.
Cosa significa capitalizzazione degli interessi?
Letteralmente, capitalizzazione degli interessi sta per la procedura che trasforma in capitale gli interessi maturati.
Ipotizziamo la presenza di un capitale iniziale di 5mila euro, a cui è applicato periodicamente – per esempio, in un anno – un tasso di interesse del 5%. Quel capitale produrrà interessi per un valore del 250 euro in un anno.
Il meccanismo di capitalizzazione degli interessi prevede che quei 250 euro si aggiungano al capitale iniziale per produrre altri interessi. Ipoteticamente, nell’anno successivo, il capitale sarà di 5.250 euro che, con un tasso di interesse al 5%, produrrà circa 262 euro per un totale di 5.512 euro.
Parliamo, in altre parole, di interessi che producono interessi. Di interessi che diventano capitale e, di conseguenza, rientrano nel calcolo degli interessi.
Fai attenzione, però. In ambito bancario esistono due tipi di interessi: gli interessi attivi e gli interessi passivi. Gli interessi attivi sono quelli che guadagni tu quando investi; sono i soldi che, per esempio, ti deve la banca quando metti i tuoi risparmi su un conto deposito. Gli interessi passivi, invece, sono quelli che devi pagare alla banca quando ti presta del denaro; in altre parole, rappresentano il costo del prestito.
Pertanto, la capitalizzazione degli interessi non è di per sé un problema. Al contrario, se viene applicata ai tuoi investimenti, le tue possibilità di rendita sono ancora più alte.
Il problema esiste nel momento in cui si verifica su un prestito che hai ricevuto, per esempio su un mutuo o su un fido bancario. La capitalizzazione degli interessi passivi, infatti, può produrre effetti deleteri sul tuo conto corrente affidato, tanto da essere – quasi sempre – una pratica illegale.
Qui sotto capiremo perché.
Quando la capitalizzazione degli interessi diventa un problema
La capitalizzazione degli interessi diventa un problema, dunque, quando riguarda gli interessi passivi. Ed è un problema non da poco per chi deve gestire un debito.
Molto spesso, anzi, meccanismi del genere trascinano i debitori in una situazione di difficoltà finanziaria che quasi sfiora la povertà. E sono questi i casi in cui si ricorre a pratiche come il saldo e stralcio o persino alla legge del sovraindebitamento per risolvere definitivamente.
Eppure la capitalizzazione degli interessi passivi costituisce – nella grande maggioranza dei casi – un illecito bancario. Gli interessi che la banca matura secondo questo meccanismo sono interessi anatocistici, e quindi illegali e rimborsabili per legge. L’anatocismo su conto corrente si verifica attraverso questa procedura.
Inoltre, gli interessi anatocistici – che, per ovvie ragioni, non sono preventivati – spesso sfociano tassi di interesse usurari. Ritorniamo all’esempio precedente: supponiamo un capitale in prestito di 5mila euro sul conto corrente affidato. Gli interessi passivi che produce saranno pari, come già detto, a 250 euro. Ma se quegli interessi vengono aggiunti al capitale in prestito, facendo salire l’importo finale a 5.512 euro, di fatto è come se aumentassero il tasso di interesse, che passa così dal 5% al 5,12%.
Immagina ora gli effetti di questo meccanismo, applicato periodicamente. Nel fido bancario, in particolare, il conteggio degli interessi avviene su base trimestrale; questo vuol dire che nel giro di un anno avrai un tasso di interesse applicato superiore al tasso soglia dell’usura bancaria.
🔍 vedi anche
Se vuoi saperne di più, vedi anche Anatocismo e usura bancaria, quali sono le differenze? sul blog di ADifesa.
L’anatocismo bancario dà diritto al rimborso degli interessi anche per questo motivo. E se pensi di esserne vittima, faresti bene ad agire nel più breve tempo possibile.
Cosa fare in caso di capitalizzazione interessi illegittima
Prima di capire cosa fare in caso di capitalizzazione degli interessi illegittima, è il caso di chiarire un punto fondamentale: l’anatocismo bancario è tendenzialmente difficile da individuare, a meno di non essere esperti di diritto bancario.
Le banche sono molto astute in tal senso, e il meccanismo che mettono in pratica è progettato perché sia complicato da trovare. Va considerato infatti che nei conti correnti affidati, il tasso di interesse non può superare il 2% annuo, e quindi lo 0,5% ogni tre mesi. Gli interessi passivi maturati sono quindi una minima parte del capitale iniziale, ed è difficile accorgersi della differenza tra il capitale iniziale e capitale con interessi capitalizzati.
Ma se ti ritrovi a spendere in oneri finanziari più del previsto, il rischio di anatocismo sul tuo conto corrente si fa più concreto. In altre parole, alcuni indizi possono far scattare il sospetto di anatocismo e, se li cogli, è bene cercare supporto per ottenere giustizia.
⚠️ un aiuto in più
Per fugare ogni dubbio, leggi anche Sei a rischio anatocismo bancario? 5 indizi per scoprirlo sul blog di ADifesa
In caso di presunta capitalizzazione degli interessi, l’unica strada percorribile è quella della perizia econometrica.
Perizia che puoi richiedere a un avvocato, previo pagamento di parcella, oppure direttamente all’Associazione ADifesa che svolge la prima analisi necessaria gratuitamente, e con il supporto di esperti di diritto bancario e matematica finanziaria. Una volta individuato il problema sul conto corrente affidato, sarà possibile procedere al ricorso in via giudiziale con esito positivo certo.
Con ADifesa, inoltre, paghi in anticipo soltanto le spese per la richiesta dei documenti. In seguito – e solo quando avrai vinto il ricorso – ti verrà chiesto il versamento di un contributo. Nessuna parcella, insomma; e nessun rischio di perdere soldi senza aver ottenuto giustizia.
Se gestisci – o hai gestito fino a dieci anni fa – un conto corrente con fido bancario, e temi di essere vittima di una capitalizzazione degli interessi illecita, lasciaci subito un messaggio qui sotto.
Ti ricontatteremo in 48 ore!